Giulia Essyad, vincitrice del 9. Premio di Stato.

Le nuove opere della serie Rose Period riunite in questa mostra monografica sono concepite per un'installazione che evoca l'atmosfera borderline di un centro commerciale abbandonato. La serie è dedicata all'interiorità e alla rappresentazione degli aspetti invisibili del corpo - dolore, piacere, emozioni, pensieri e stati di coscienza - e attinge a rappresentazioni legate alla medicina, alla spiritualità e alla pornografia, tre ambiti direttamente connessi all'interiorità del corpo. C'è anche un dialogo con il linguaggio della pubblicità, che l'artista considera il nostro linguaggio visivo più importante oggi. Il punto di partenza è il rosa come colore del rovescio della pelle, del cervello vivente e delle mucose interne, con lightbox che illuminano frammenti pubblicitari abbandonati, autoritratti che esplorano la complessità dell'identità e una colonna sonora che suona come un jingle dissonante in stanze deserte, il vuoto dei locali commerciali è un richiamo metaforico alla frammentazione della psiche. In questo universo sfaccettato, che rimanda contemporaneamente a leggende medievali, cultura pop ed estetica cyborg, l'artista crea avatar di se stessa e li trasforma in uno strumento di marketing equivalente a una pubblicità iperprodotta. Affermando un'ultra-sensualità e sovradeterminando i codici della femminilità estrema, Giulia Essyad invita a una decostruzione critica dell'auto-rappresentazione e del corpo contemporaneo, finalmente liberato dagli standard di bellezza classici e dalle norme imposte.Giulia Essyad è nata a Losanna nel 1992. Vive e lavora a Ginevra.