La mostra Prisons: the confined separation esplora il tema della detenzione attraverso una selezione di libri fotografici contemporanei e il progetto fotografico Fine Pena Mai di Veronica Barbato.

Accanto ai libri, la mostra presenta Fine Pena Mai, che mette in luce l'impatto della detenzione non solo sui detenuti, ma anche sulle loro famiglie e sui loro cari. L'opera ritrae la condanna invisibile subita da genitori, figli, partner e compagni, che, pur non avendo commesso alcun crimine, vivono quotidianamente le conseguenze della detenzione. Attraverso immagini potenti e testi lirici, Barbato rivela una realtà fatta di assenze, stigma, solitudine e attese infinite, mettendo a nudo la frattura tra dentro e fuori, dove il “fuori” non è mai veramente libero.

La mostra invita gli spettatori a riflettere sul significato della punizione e su come i suoi effetti si estendano ben oltre le mura della prigione. Come suggeriscono sia i libri che le fotografie di Barbato, la detenzione non riguarda mai solo l'individuo che è confinato, ma anche una rete più ampia di relazioni, affetti e vite che ne sono inevitabilmente segnate.

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